
Autore: Eleonora Scali
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Dal racconto: un uomo fortunato.
«Mi dica, signora…» il medico consultò
l’agenda in cerca del nome della sua paziente.
«Signora Nesci» disse Valeria. «Sono la
moglie del commendator Nesci, del mobilificio…»
«Ah, sì, giusto. Angiolina mi ha
riferito che si tratta di un’urgenza».
La donna non sapeva come affrontare
l’argomento. «Ho terminato le medicine per mio marito» fu la prima cosa che le
venne in mente. «Colesterolo alto, ricorda?» Il dottor Rossi la guardò
stranito, prese il ricettario dal cassetto, maledicendo mentalmente Angiolina
per averlo tirato giù dal letto per una stupidaggine del genere e cominciò a
scrivere.
Valeria percepì il risentimento del
giovane dottore e si affrettò ad aggiungere: «Non è solo per la ricetta che sono
qui». Il dottor Rossi le porse il foglio e attese. Valeria era diventata
paonazza. Appoggiò la borsa a terra, vicino alla sedia, si sistemò il foulard
intorno al collo, si schiarì la voce: «Ecco, dottore, si tratta di una cosa un
po’ delicata».
«Parli pure, sono un medico».
«Dunque, c’è una mia cara amica che ha
un grosso problema» e qui si interruppe, si tolse il foulard e prese a
cincischiarlo fra le mani.
«Parli liberamente. Se posso esserle di
aiuto…»
«Ecco, la mia amica ha un figlio, un
giovanotto ormai, bel ragazzo, intelligente solo che…» Valeria si fermò a
riflettere: “E se mi chiede chi è questa amica? Se capisce che il figlio è il
mio? Come posso dire frocio in modo più elegante? Magari mi prende per una poco
di buono”.
«Cos’ha il figlio della sua amica?» la
incalzò il medico.
«Lei, la mia amica, ha scoperto, anzi
no, pensa, o meglio, ipotizza che suo figlio sia» Valeria si toccò l’orecchio
«…un po’ frù-frù».
«Non capisco, signora Nesci».
«Frù-frù, sì insomma, poco maschio. Uno
a cui non piacciono le donne».
«Intende omosessuale?»
Valeria si maledisse perché non le era
venuta in mente quella parola. Se la utilizzava il medico doveva essere il
termine scientifico. «Sì, esatto, lui ha quella malattia da uomo-sessuale,
appunto».
Il dottor Rossi non sapeva se ridere o
piangere. «Dunque?» chiese trattenendo le lacrime.
«La mia amica voleva sapere che tipo di
terapie, quali farmaci, insomma che sistemi ci sono per curare questo malanno».
«Nessuno».
«Oddio!» esclamò Valeria. «Vuol dire che
è incurabile?»
«Voglio dire che non è una malattia».
.La donna si portò la mano al petto. Il
cuore le batteva all’impazzata: «Quindi dovrei rassegnarmi? Cioè, la mia amica
dovrebbe rassegnarsi ad avere un figlio uomo-sessuale?»
«Potrebbe consultare uno psicologo».
«Ma il ragazzo è frocio, mica pazzo!»
urlò Valeria prossima a una crisi isterica.
«Lo psicologo potrebbe aiutare lei, ehm,
cioè, la sua amica, non il figlio».
«Che stupidaggine. Lui è malato e la mia
amica dovrebbe andare da un dottore?»
«Uno psicologo potrebbe spiegare meglio
di me alla sua amica cos’è l’omosessualità e come accettarla».
«Va bene, ho capito. Lei non vuole
aiutarmi». Valeria ficcò la ricetta di Selectin in borsa e se ne andò.
Prima di dirigersi dal fornaio per le
solite quattro rosette ben cotte, fece una lunga passeggiata nel parco per
distendere i nervi. Che razza di imbecille quel dottorucolo. Non aveva capito
un fico secco. Lei, da uno psicologo? Che sarebbe dovuta andare a farci? In
quel momento passò davanti alla parrocchia ed ebbe una folgorazione. Dove non
arrivavano i dottori potevano i miracoli. Pregare l’avrebbe aiutata. Salì la
scalinata e spinse il grande portone. La chiesa era fresca, semibuia e
accogliente. Su una panca c’erano quattro vecchiette che snocciolavano il
rosario. La tendina del confessionale era chiusa, Don Vinicio doveva essere là
dentro. Raggiunse la postazione, s’inginocchiò e tirò bene la tenda.
«In nomine patris et filii et spiritus
sancti» disse subito il sacerdote.
«Amen» rispose Valeria.
Il parroco attese un poco, ma la donna
taceva. Allora pose la domanda di rito: «Hai peccato figliola?»
«No, padre. Ho bisogno di un consiglio
per il mio ragazzo».
«Di che si tratta, cara».
«Da qualche tempo lui è… strano» fu la
cosa migliore che le venne in mente.
«Spiegati meglio, figliola».
«Dice cose insensate».
«Ad esempio?»
«Che gli piacciono gli uomini» sussurrò
Valeria d’un fiato. Dall’altra parte un lungo silenzio. «Mi ha sentito, padre?»
«Perfettamente».
«Allora? Cosa mi consiglia?»
«Questa, ehm, stranezza quando è
iniziata?»
«L’ho scoperta appena ieri». Valeria
tralasciò di menzionare come. Magari pure Don Vinicio aveva visto il programma
della D’Urso e allora addio anonimato.
«Il ragazzo ha già compiuto atti
impuri?»
«Cioè?»
«Ha effettuato pratiche relative a
questa devianza?»
«Oh, come parla complicato, padre».
«Vedi figliola, la chiesa non condanna
la tendenza a quel tipo di amore, quanto i comportamenti che ad essa seguono.
Se tuo figlio è cristiano può gestire la sua condizione attraverso il
sacrificio, la padronanza di sé, la preghiera e la castità».
L’unica cosa chiara per Valeria fu
quell’ultima parola, ma voleva esser certa di aver capito bene e domandò: «Vuol
dire che, se mio figlio non ha avuto rapporti sessuali con un altro uomo, può
guarire?»
Il prete fece un gran sospiro.
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