mercoledì 8 luglio 2015

Recensione 10 - L'ultimo uomo rimasto, Christian Gusmeroli

"Ormai Mario era rassegnato a quest'evidente destino: nessuno più voleva tornare indietro, anche perché nessuno sapeva cosa c'era dietro. Tutto quello che è stato è come se non fosse mai esistito: i periodi bui, le guerre, gli artisti, la musica, i film ecc... Tutto giaceva nel più nero dimenticatoio. Come si può guardare al futuro se non si ha un passato su cui possa fare affidamento il presente? Tutto questo frullava nella testa del professore che ogni sera prima di coricarsi scriveva sul suo diario un commento quanto mai lapidario ma efficace: sono l'ultimo uomo rimasto uomo"


Oggi recensisco per voi l'opera di Christian Gusmeroli, edita da Lettere Animate, "L'ultimo uomo rimasto".
A questo link potete acquistare l'ebook, leggere la sinossi o un estratto dell'opera.

Ho letto questo romanzo in due giorni, un po' perché breve, un po' perché mi ha davvero incuriosita. In sole 80 pagine, infatti, l'autore ci dà, in pieno stile orwelliano, un ampio sguardo d'insieme su una società pseudo futura, in cui si sono persi tutti i valori che caratterizzano l'essere umano e lo rendono tale. Il protagonista Mario è, infatti, l'ultimo uomo rimasto uomo: un inconsapevole dissidente, nostalgico di un passato che non ha mai vissuto e che non è più possibile rivivere.
Con uno stile sarcastico e vivace, Christian Gusmeroli ci descrive un mondo degno delle migliori/peggiori distopie; un mondo paradossale in cui l'amore non esiste, in cui regna l'indifferenza, in cui per procreare si utilizzano le "madri in vetrina" e in cui gli anziani muoiono tutti i giorni, falciati dalle auto in corsa (che per legge non possono andar sotto i 200km/h), risolvendo così "l'annoso problema delle pensioni". Un mondo in cui non esistono più libri né discriminazioni (essendo stati eliminati direttamente i discriminati), in cui i barboni esistono perché "Se la gente vede che c'è chi sta peggio si convince di essere una classe agiata e sta zitta e buona ad accettare tutto quello che viene". Un mondo guidato dal PCTI, un partito senza scrupoli, padrone del mondo e delle menti, poiché, mentre "prima si pilotava l'informazione oggi si pilotano direttamente i fatti".

Questo mondo tragico ci è raccontato con una pungente ironia, dietro cui si cela una feroce critica alla società di oggi. Ironia smascherata dai nomi parlanti dei personaggi (basti pensare agli agenti Lecchin e Scoscenzi), e persino da altri dettagli (come ad esempio la celeberrima Via Reality Show, o il nome stesso del partito (PCTI: Partito Comando Tutto Io) o ancora l'omosessualità che, infondo, non è stata davvero debellata).

Il Vendicatore, antagonista del PCTI e spietato assassino, è in realtà l'eroe del romanzo: un personaggio che vuole riportare l'umanità a un passato nemmeno troppo lontano, ma totalmente eliminato. Un passato che è, in realtà, il presente in cui viviamo: pieno di difetti, ma in cui ancora esiste qualcosa in cui credere.

Complimenti all'autore: 5 stelle meritate. Alla prossima recensione!

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